Associazione Culturale
i 4 Colori Primari

Domitilla Di Pietro

SHAULA!

“Shaula” è il secondo nome di Domitilla Di Pietro.

E’ stato scelto come titolo di questa sua prima Personale romana, per l’assonanza di Shaula con l’arabo “Inshallah” il cui senso fatalista è ricollegabile perfino al più contemporaneo “Shàlla”, usato dai giovani come il nuovo intercalare dei nostri giorni: alla luce di un’attenta lettura dell’intera narrazione pittorica di questa giovane artista, il suo nome assume un ruolo emblematico quanto efficace, nell’evocare il personale approccio alla vita e nel lavoro con uno spirito costantemente ottimista e positivo.
La conseguenza di un’esistenza non comune e per certi aspetti costruttiva, rivive con Domitilla Shaula nei piccoli frammenti traslati sulle tele, come preziosi diamanti da lasciare in eredità a coloro che saranno in grado di percepirne la purezza. Tutte le opere oggi esposte, la cui eloquenza ci suggerisce un qualcosa di misteriosamente trascendentale, corrispondono al pensiero sinottico di due personalità, che in un tempo recente, hanno finito per fondersi assieme: Shaula è una donna solida che si scopre artista soltanto adesso e che con coraggio riconosce il suo aspetto più fragile, con la consapevolezza che nulla mai la potrà piegare.
I suoi quadri sorprendono, incantano, catturano. In essi domina il bianco saturo o sfumato, denso di materia come il rosso in tutte le sue declinazioni; entrambi sono i protagonisti a contrasto di un’insolita armonia compositiva, rafforzata dalla presenza degli altri colori primari.
Sono opere che comunicano qualcosa in cui è facile ritrovare se stessi nel condividere certe atmosfere ariose che superano la mera accezione estetica. Domitilla Shaula intende riaffermare i principi con i quali è stata cresciuta e che sino ad ora ha custoditi saldamente, rivalutando il senso comune delle cose semplici attraverso episodi densi di complicità. Attimi normalmente scontati come il piacere dello stare insieme intorno ad una tavola o sdraiati accanto a delle amiche care su una spiaggia; l’aver escogitato la magia del dondolarsi a testa in giù e immaginarsi protagoniste di una realtà sottosopra; allargare le braccia in cerca di un equilibrio stabile per poi provare un attimo dopo a volare senza la paura di fallire. Domitilla Shaula lancia degli input dipingendo episodi già vissuti da gran parte del pubblico a cui si rivolge concedendo loro la possibilità di impossessarsene nuovamente, prendendoli per mano, come spesso accade nelle sue opere, in un girotondo senza tempo.
Perfino il corpo umano che dal Trattato di Vitruvio in poi, fu considerato dalle varie discipline umanistiche e scientifiche l’emblema della proporzione, nell’opera di Domitilla Shaula assume un movimento profondamente naturale, che frutto di un modo di espressione artistica del tutto originale, prende di proposito le distanze dagli stereotipi imposti dalla pittura figurativa più tradizionale. Ecco dunque indicato il percorso seguendo il quale la personalità di Domitilla Shaula Di Pietro si trasforma nell’essenza stessa della sua pittura: nel suo lavoro si avverte la vitalità, l’immediatezza, la coerenza di un segno preciso, tutti assieme elementi emblematici del coinvolgimento esistenziale da parte dell’artista che finalmente libera, rifugge spontaneamente dai facili giudizi intellettuali, sostituendosi con le sue opere alle valutazioni schiette di nuovi fruitori.

Shaula rifiuta il rispetto dei canoni accademici e lascia che il pennello vibri libero sulla tela, a sottolineare come questo possa identificarsi nella propria prerogativa stilistica legata al senso dell’imprevedibilità tecnica e del generarsi di forme, perfino fantastiche, esattamente come accade quando si pensa di poter modificare il proprio destino. I pensieri dell’artista assumono il fascino indiscutibile dei teoremi geometrici, le cui formule, tuttavia, ella ci lascia intendere come siano utili da memorizzare ma con la coscienza che il risultato all’improvviso non resti più lo stesso, al pari di un unico punto di vista.
Proprio Domitilla Shaula nei suoi lavori ne incarna uno del tutto personale: pittura-spazio-tempo sono gli elementi attraverso i quali l’artista ha generato un proprio stile inedito nel quale ritrovarsi, proiettandoci per prima se stessa e riaffermare “Il coraggio di amare”, frase emblematica come sintesi dell’intera poetica. Qui come in altri lavori, l’artista si colloca in alto rispetto alle figure rappresentate: è lei ma in un’altra veste, al di sopra delle parti ma senza spirito di presunzione. Piuttosto emana un senso di protezione di fronte a quelle che percepisce come le sue creature e non delle creazioni: lo sguardo di Domitilla Shaula Di Pietro si immerge nella pittura come nel vivo di una quotidianità che paradossalmente si manifesta sempre diversa e imprevedibile. Ma l’artista resta sempre lì, è ferma. E’ in attesa di cambiamenti che si prepara ad accogliere con il gesto generoso quanto quell’ abbraccio proveniente dall’alto, a cui sottende il personale desiderio più urgente del dare o del proteggere, entrambe prerogative a contrasto con la natura prevalentemente ribelle del suo stesso carattere. L’artista Di Pietro sfrutta il camice da pittrice per sognare di salire qualche metro più in alto. Forse in quel luogo già ci è stata: questo spiegherebbe l’aura enigmatica che appartiene e che trapela da alcune delle opere, mentre resta invariata la percezione che l’artista trae a contatto degli eventi e delle cose che la circondano, lasciandola con i piedi ben saldi a terra: “…più in alto si vola e più si rischia di farsi male cadendo”.
Ciascuna esistenza umana è segnata da periodi difficili ma Domitilla Shaula riflette come “in seguito sarà molto più appagante poterne apprezzare il sapore del superamento”. Qui il significato di Shaula si identifica appieno nell’ inseparabile e riconoscibile semantica di questa artista, rassicurante e vincente come la forza di un sorriso senza tempo, finalmente depositato sulla tela con il peso di un messaggio da rivelare al prossimo. Le sue opere serbano quel senso di spensieratezza e di leggerezza a cui tutti agognano, nella rappresentazione di temi per lo più interpretati da un universo femminile e che appartengono alla sfera dell’infanzia come a quella della vecchiaia, il cui aspetto confonde sulla sostanza di due eredità indistruttibili quanto immortali.
Sono tutte figure che seppure esili e delicate all’apparenza, sanno trasmettere una forza interiore che non è pari a nessuna. Occupano spazi inanimati, privi di elementi se non quelli indispensabili alla loro collocazione fisica e spirituale, ma non per questo vuoti. Presenze talvolta sorprese in atteggiamenti di sospensione rispetto al luogo nel quale sono state inserite, la cui matericità stravolge le prime impressioni, sostituendo ad un iniziale senso di caducità un equilibrio compositivo del tutto inaspettato. Nulla si può dire scontato e imperturbabile, nemmeno quei volti le cui espressioni non ci è dato cogliere a conferma come tutto nella vita sia in divenire, a iniziare dai caratteri che si modificano per il passare del tempo.
Dolcezza e forza, piacere e sorpresa, energia nella realizzazione dei tanti elementi che l’artista inventa o che sono appartenuti al proprio passato: tutti assieme appaiono come sul punto di irrompere per poi fondersi in quell’unica armonia che di fatto si riconferma imprescindibile dalla tela stessa. La si potrebbe paragonare alla quiete che si riaffaccia sull’universo naturale delle cose dopo gli smottamenti di una tempesta interiore, mitigata dal trascorrere del tempo, che scandito ora dopo ora e minuto dopo minuto, culmina nella definitiva maturazione dei pensieri più intimi.
“…Se Dio lo vorrà nulla muterà in modo irrimediabile, ma tutto si trasformerà secondo natura”. Domitilla Shaula ritiene che lo scorrere naturale degli eventi possa essere sufficiente a suggerirle la strada da intraprendere giorno dopo giorno. L’incognita del risultato rende senza dubbio l’opera e il suo contenuto ancora più accattivanti di quanto accadrebbe con una tecnica tradizionale basata sul calcolo delle proporzioni, il cui esito potrebbe riuscire altrettanto prevedibile.
La soluzione del lavoro di Domitilla Shaula risiede nel fascino pittorico il cui denominatore comune non sarà pertanto solo riconducibile al pensiero e al sentimento poetico di quest’artista, né sarà frutto di pura abilità tecnica, ma di quell’intuito sempre positivo che fin dagli inizi ne ha caratterizzata l’opera, oltre alla rinnovata spiritualità, entrambi elementi imprenscindibili dalla loro stessa forma.

“Tanto apre l’omo le braccia quanto ella la sua altezza” (Vitruvio, De Architectura)

Domitilla Shaula questa volta allarga le braccia per dire Inshallah e poi richiuderle forte, stringendosi a sé. In quel reciproco e misterioso completarsi dell’indissolubile coniugazione tra l’arte e questa sua nuova vita.

Miriam Castelnuovo